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Sono stata un po' latitante in questi giorni..ma ho continuato a seguire il Giro D'Italia proprio come tutti voi, incollata alla tv, alle ore più impensabili della giornata. Non potevo, oggi, alla vigilia del mio ingresso nella “carovana rosa” (vi scriverò direttamente dal Giro fino a mercoledì) non soffermarmi sulla vittoria di ieri di John Gadret.
L'ultima volta che abbiamo parlato di ciclocross, è stato in occasione della vittoria di Matteo Trentin al GP Liberazione.
http://www.teleciclismo.com/news_dettaglio.php?id_new=1539
Meno di un mese dopo e in considerazione di alcune riflessioni fatte anche durante la nostra diretta al mercoledì, mi chiedo nuovamente: “Ma chi l'ha detto che il ciclocross fa male?”. Chi continua ancora con queste teorie arcaiche, come giudica le prestazioni del buon Gadret al Giro?
Se avete analizzato bene la tappa di Orvieto, criticata da qualcuno per i pezzi di sterrato che a mio avviso hanno invece dato più spettacolarità alla corsa (questo Giro si conosceva da parecchi mesi e il tempo per provare il percorso prima c'era eccome), se avete seguito bene tutta la gara avrete notato il numero fatto da John Gadret nei tratti di sterrato; sicuro nella guida, perfetto nelle curve, potente nei rettilinei, Gadret scendeva molto sereno e per nulla preoccupato. Nella faccia di qualche suo avversario, invece, ho notato un terrore pari a quello che ti suscita un film dell'orrore. E questo secondo voi perchè? Perchè ormai il ciclismo viaggia a binario unico, si pedala, pedala, pedala...non si fa la pista perchè fa male, non si fa il ciclocross perchè fa male, non si corre a piedi perchè fa male, non si nuota perchè fa male...E il risultato qual'è? Atleti fortissimi, a mio avviso, ma “deboli” tecnicamente e “muscolarmente” abituati ad un gesto atletico che va a senso unico. Altre scuole di pensiero e il ciclismo “di altri tempi” preferivano nei periodi invernali morti, meno chilometri ma più multi discipline : per abituare il fisico a sforzi diversi, a situazioni estreme, per creare un bagaglio tecnico che può servire anche su strada.
John Gadret, sicuramente in ottima forma qui al Giro, è un Ciclocrossista da top 10 in Coppa del Mondo, sta dimostrando di sapersi gestire in 2 differenti periodi agonistici e sta dimostrando, a suon di prestazioni positive che il ciclocross può dare veramente- se fatto con la testa- la marcia in più in gare logoranti per la testa e il fisco. Il cross abitua allo scatto fulminante, ai rilanci; il cross aiuta a guidare in condizioni “estreme” per uno stradista. Nella tappa di Orvieto ho notato che Gadret ha montato i doppi freni sul manubrio, cosa che l'ha sicuramente avvantaggiato in una guida più pulita e salda in discesa. Ieri, invece, il suo guizzo l'ha premiato, unito a quella salda voglia di non mollare mai che contraddistingue chi corre tutto l'inverno tra neve, fango e pioggia. Dulcis in fundo, la dedica – lui da francese- all'amico belga Wouter Weylandt: un gesto di grandissima umanità ed amore che contraddistingue tutti gli uomini che vengono dalla terra, da una disciplina povera sempre bistrattata, ma che può dare tanto..
Chi l'ha detto che il ciclocross fa male??
Ilenia Lazzaro